Un progetto di ricerca sui fondi d’archivio delle famiglie romane e i loro legami con le casate francesi, apre certamente alla possibilità di nuove acquisizioni documentarie, anche in ambito coreico, fornendo altri strumenti per una lettura storico-teorico-tecnica della danza a Roma tra il 1650 e il 1750, e la relativa ripercussione sull’intera penisola.
Il periodo in esame è occupato da alcune fasi sensibili nella storia della danza italiana. Una fase di convivenza e di transizione di due stili coreografici, il “modo di ballare all’italiana”, basato ancora sui precetti dei maestri e trattatisti Fabritio Caroso e Cesare Negri, in favore di quello “alla francese”, codificato presso le Académie de Danse e de Musique, durante la metà del Seicento, e la progressiva e definitiva acquisizione dello stile francese già intorno agli anni Settanta.
La ricerca si propone la chiarificazione delle modalità di svolgimento di tale percorso in ambito romano. Ad esempio:
– disegnare la geografia degli spostamenti di maestri, danzatori e compositori di ballo italiani e francesi, ingaggiati dalle nobildonne d’oltralpe, imparentate con le case principesche romane;
– analizzare l’influenza esercitata dalle nobildonne francesi nella divulgazione dello stile e nel repertorio coreografico d’oltralpe a Roma.
Il reperimento di una documentazione tecnica offrirebbe un’ulteriore peculiarità al lavoro di ricerca, strettamente legato alle competenze dell’autrice.
– un approfondimento sul linguaggio tecnico, in linea con i nuovi studi sulle concordanze tra i passi di stile italiano, francese e spagnolo;
– la restituzione di spaccati d’epoca di sala e/o di teatro, attraverso la ricostruzione e/o la ricomposizione di coreografie originali;
– far luce su quanto c’è di italiano nella tecnica francese, di quanto lo stile francese si sia integrato, adattato, combinato con il gusto italiano per il grottesco, il buffo, il ridicolo, anche, eventualmente, in ambito romano.