01-02 / 032018

Resoconto del quarto seminario scientifico

Roma, École Française de Rome, 1 marzo 2018

Relatore ospite: Berthold Over (Johannes Gutenberg-Universität, Magonza)

Discussant: Jean Boutier (EHESS)

Incontro in presenza dei seguenti membri dell’Équipe di ricerca: Orsetta Baroncelli, Michela Berti, Diana Blichmann, Jean Boutier, Luigi Cacciaglia, Juan José Carreras, Marco Cavietti, Valeria De Lucca, José María Domínguez, Antonella Fabriani Rojas, Cristina Fernandes, Anne-Madeleine Goulet, Christine Jeanneret, Elisabetta Mori, Barbara Nestola, Alexandra Nigito, Élodie Oriol, Berthold Over, Chiara Pelliccia, Aldo Roma, Sara Elisa Stangalino, Elena Tamburini e Huub Van der Linden.

L’argomento del seminario del 1º marzo, organizzato da Alexandra Nigito, è stato Il librettista gentiluomo: l’arte di scrivere versi per musica nella formazione dell’identità nobiliare. Dopo le parole di accoglienza di Fabrice Jesné, Directeur des études pour les époques moderne et contemporaine dell’École française de Rome, l’incontro è stato aperto dai saluti di Anne Madeleine Goulet, Principal Investigator di PerformArt, che ha esposto il punto della situazione sul proseguimento del progetto, in corso da 18 mesi. La ricerca presso gli archivi delle famiglie aristocratiche romane prosegue a buon ritmo e il database è in funzione dopo il colossale lavoro di Foucauld Pérotin, avendo già più di 1400 documenti inseriti. Ha menzionato anche il brainstorming, tenutosi il 28 febbraio, sul concetto di «performance» applicato al nostro campo di studio.

Alexandra Nigito, responsabile scientifica del seminario, ha poi introdotto il programma e alcune delle sue problematiche fondamentali, come la definizione del concetto di “gentiluomo”, le varie tipologie di nobili e i quesiti relativi alla figura del “gentiluomo artista”. Ha richiamato anche l’attenzione sul caso specifico di Roma e l’evoluzione e regolamentazione del titolo di “nobile romano”.

La conferenza di Berthold Over, dal titolo Ozio onesto. Poesia per musica e identità nobiliare, ha preso in esame la figura del librettista gentiluomo osservando prima la reputazione del poetare nell’etica coeva, poi la formazione del nobile che rendeva possibile una tale abilità artistica e in seguito il poetare nella vita del nobile adulto e il suo rapporto con i compositori di musica. Da ultimo si è discusso dei luoghi di esecuzione e del pubblico.

Come ha spiegato Over, l’ozio onesto è legato alla cospicua quantità di tempo “libero” che distingueva la nobiltà da altri ranghi sociali ed è legittimato dall’idea di ricreazione. Le attività “sportive” in senso lato (danza, esercizi cavallereschi, scherma ecc.) e quelle letterarie e musicali facevano dunque parte dell’ozio onesto. Esse venivano insegnate nelle scuole per i nobili, soprattutto nei collegi dei gesuiti. Le varie forme di ricreazione trovavano espressione nelle accademie, nel teatro scolastico e nei drammi per musica, e contribuivano a preparare il giovane nobile al suo pubblico ruolo nella società e nello Stato.

Parallelamente, attraverso lo studio del latino, i giovani nobili acquistavano conoscenze di grammatica, metrica, prosodia, retorica, e le esperimentavano in epigrammi, sonetti, elegie, odi, ma anche in lettere e discorsi. Spesso i nobili ricevevano l’educazione in casa da parte di un aio e da altri insegnanti, prima di entrare nei collegi. Più difficile è la ricostruzione dell’educazione delle donne. Comunque, prendendo l’esempio di Petronilla Paolini Massimi (che era stata educanda in un monastero e fu ammessa in Arcadia), Over ritiene che i contenuti didattici sembrano essere abbastanza simili a quelli per gli uomini. Ma mentre questi potevano dedicarsi alla poesia in ogni momento della loro vita, le donne lo facevano solo quando avevano terminato il loro ruolo sociale (dopo aver cresciuto i figli, dopo un divorzio).

L’argomento successivo trattato da Over è stato il ruolo della poesia e della musica nella vita dei nobili adulti: queste, infatti, vivacizzavano le accademie frequentate o organizzate dai nobili stessi nei loro palazzi. Esempi ben noti sono quelli dei cardinali Benedetto Pamphilj e Pietro Ottoboni (ambedue usciti dal Collegio Romano), autori di poesie per musica, insieme ad altre personalità come Agostino Piovene, Scipione Maffei e Girolamo Frigimelica Roberti, Giulio Rospigliosi, Silvio Stampiglia, Camillo Cibo, che continuavano a scrivere versi dopo le prime esperienze scolastiche.

Altra prospettiva proposta da Over riguarda il poetare come mezzo di acculturazione ossia di appropriazione di stilemi stranieri. Per esempio Antonio Ottoboni traduceva tragedie francesi in italiano, come La Mort de Pompée (1643) e Héraclius (1647) di Pierre Corneille. Questo aspetto non è da sottovalutare perché gli Ottoboni si adoperavano attivamente per un cambiamento nel gusto librettistico alla fine del Seicento.

Di cruciale importanza era anche il ruolo dei nobili come curatori della messa in musica delle proprie poesie, processo che si può dedurre dalla corrispondenza di librettisti come Antonio Ottoboni con compositori come Antonio Pollarolo. Over sostiene che le sue cantate nelle raccolte del 1709, 1710 e 1713 su testi di Antonio siano state composte con ogni probabilità su ordine dell’Ottoboni stesso. La presenza di alcuni compositori non-romani (Ariosti, Biffi, Bigaglia, Pollarolo, Ziani) nelle raccolte si spiega pensando ad una possibile committenza epistolare. Un altro esempio è quello di Benedetto Pamphilj, che faceva mettere in musica i suoi testi, non solo dal suo maestro di musica Carlo Cesarini, ma anche da altri. È stato inoltre discusso in che misura il librettista/committente influiva sul compositore: per esempio Antonio Ottoboni espresse chiaramente il suo volere nel libretto Cain overo Il primo omicidio, messo in musica da Alessandro Scarlatti, e Ferdinando de’ Medici faceva sapere le sue intenzioni allo stesso Scarlatti tramite il librettista Silvio Stampiglia.

Nell’ultima parte della conferenza Over ha preso in esame i destinatari dei testi e i luoghi in cui questi venivano eseguiti. I luoghi erano molteplici, comprendendo il palazzo del nobile (spesso fornito di un teatro), i teatri d’opera pubblici, i collegi e le confraternite, ma anche accademie come quella fondata da Pietro Ottoboni nel 1702. È stata anche discussa la distinzione tra accademie (strutturate formalmente in discorso e poesie, intervallate da sonate e/o cantate) e conversazioni, una forma più libera. Per quanto riguarda il pubblico, il fatto di essere formato perlopiù da altri nobili portava non solo ad una esibizione del proprio talento davanti a persone colte e amiche, ma anche a strategie di autorappresentazione nobiliare. Come illustrazione di quest’ultima situazione, Over racconta un episodio curioso: nel 1697, durante il viaggio del Papa a Nettuno, Pietro Ottoboni improvvisava una cantata, messa in musica subito dopo aver finito il testo. Ma probabilmente quest’improvvisazione è stata un “fake” perché una “Cantata di Nettuno” era già stata copiata per il cardinale due giorni prima. Il nobile librettista si espone perché vuole mostrare la sua virtù, intesa come eccellenza.

Alla fine della conferenza diverse persone del pubblico hanno posto domande, per esempio a proposito della pratica dell’improvvisazione poetica e dell’ulteriore legittimazione che la poesia potrebbe ottenere dalla musica.

Il programma prevedeva anche la conferenza Da segretario a gentiluomo: un “librettista” nella Ferrara del Seicento, tenuta da un altro relatore invitato (Roberto Gigliucci, dell’Università della Sapienza), la cui partecipazione è stata purtroppo cancellata per motivi di salute. Al suo posto, sono state presentate relazioni da Aldo Roma e Sara Elisa Stangalino, membri dell’équipe PerformArt. Aldo Roma ha affrontato la formazione letteraria e la cultura teatrale del librettista gentiluomo nella figura di Giulio Rospigliosi. Partendo dal suo percorso biografico, si è poi concentrato su libretti come Il Sant’Alessio (1632), con musica di Stefano Landi, e il San Bonifatio (1638), con musica di Virgilio Mazzocchi, sia per spiegare il contesto del mecenatismo legato a queste opere, sia per sottolineare influenze come il modello spagnolo della commedia dei santi, il teatro di maschere e l’impiego di personaggi comici. A sua volta, Sara Elisa Stangalino si è concentrata su Nicolò Minato, figura ambigua poiché ha lavorato come librettista professionista, ma ha anche ottenuto il titolo di “conte”. Attivo a Venezia e poi a Vienna, è stato, tra l’altro, avvocato, impresario teatrale, drammaturgo di corte e membro di diverse accademie. La complessità e versatilità del suo profilo di drammaturgo offrono un ampio campo di discussione sulle arti dello spettacolo nel Seicento.

La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda, con la partecipazione di Jean Boutier, Berthold Over, Aldo Roma, Sara Elisa Stangalino e Alexandra Nigito. La discussione è stata animata da Boutier, che ha ripreso i contributi dei relatori precedenti per aggiungere nuove questioni a partire dal trattato Il Cortigiano, di Castiglione: in che misura il nobile può entrare nel mondo della cultura? Qual è il rapporto tra la nobiltà delle armi e la nobiltà delle arti? In quale momento storico la cultura diventa un elemento centrale del concetto di nobiltà? Boutier ha poi preso in considerazione il contesto fiorentino e casi di librettisti come Ferdinando Saracinelli e Mattias Bartolomei per proporre anche una analisi del punto di vista sociale e non solo intellettuale.

La partecipazione del pubblico nel dibattito conclusivo è stata abbastanza vivace, includendo domande diverse, per esempio sulle motivazioni che hanno portato una piccola percentuale di nobili a scrivere libretti; le differenze tra il librettista gentiluomo (il quale non partecipava al sistema produttivo) e il professionista; e le modalità di coinvolgimento degli stessi nobili nella composizione (e nel rapporto con i compositori) e nell’interpretazione musicale.

 

Cristina Fernandes

 


 

Resoconto della visita a Palazzo Doria Pamphilj

 

Così come avvenuto in occasione dei precedenti seminari, anche questo seminario è stato seguito da una visita presso il palazzo di un’importante famiglia aristocratica di Roma. L’équipe ha visitato il Palazzo Doria Pamphilj sulla Via del Corso; tuttora di proprietà della famiglia, nel Sei e Settecento il Palazzo era la residenza dei principi Pamphilj nonché del cardinale-poeta Benedetto Pamphilj. La visita, guidata da Ludovica Schmidt, è iniziata dal piano terra con una spiegazione delle origini e della fortuna della famiglia Pamphilj, seguita da una panoramica sulla storia del palazzo e della sua costruzione legata, oltre ai Pamphilj, anche agli Aldobrandini. La visita è continuata sul piano nobile, dove si ammirano varie sale dove è conservata l’impressionante collezione di pittura della famiglia, e in particolare le quattro ali della galleria principale, tra cui la famosa Galleria degli specchi. La visita si è conclusa con la visita di alcuni ambienti che originariamente facevano parte del palazzo Aldobrandini.

 

Huub van der Linden

 

 


 

Resoconto del workshop database

Michela Berti prende la parola per presentare le novità

– L’aggiornamento automatico è disponibile per Windows.

– Tutte le schede presentano ormai un N identificativo composto da una lettera indicante la tavola (evento, documento, persona…) seguita da 9 cifre (es. 123-456-789). Si può cliccare, copiare il numero e inserirlo nel browser. Il browser, anche a database chiuso, chiederà l’autorizzazione di aprire la scheda in PerformArt. È inoltre possibile inserirlo anche nel campo di ricerca del database. Il PC non prevede ancora queste funzionalità, disponibile per ora solo su MAC.

– Creazione di un nuovo campo, chiamato ID VIAF. La VIAF è un’istituzione che raccoglie le forme normalizzate dei nomi di persone, cose, etc. a livello nazionale e internazionale. Significa avere un sistema di nomi riconosciuti a livello internazionale, compatibile e dunque funzionale.

– Messa a punto del layout (formato di visualizzazione). Permette l’export della scheda sotto forma di testo trattabile (per esempio, si può copiare ed incollare). Tutti i campi importanti vi figurano, anche se vuoti. Campi molto lunghi (e meno importanti) non sempre riempiti non vengono invece esportati.

– Scheda luogo, campo GPS. La cosa più semplice è copiarlo da google maps. Ma su maps c’è un punto a separare le cifre, mentre nel database una virgola. Oggi è possibile copiare ed incollare le coordinate e la virgola si inserisce automaticamente.

– Scheda documento. Quando abbiamo dati ricostruiti, possiamo inserirli tra parentesi quadre e inserire il link. Esempio: luogo di spedizione [Bracciano (Lazio)].

– Indicizzazione dalla scheda documento. Non solo le persone hanno una qualifica, ma anche le altre tavole. Esempio del palazzo Orsini, citato come Palazzo Pasquino.

– Tavola libretto: i campi Titolo e Dedica sono stati ampliati con ascensore, in più dei separatori verticali e orizzontali. Aggiunta di un campo Opera per indicare direttamente il collegamento tra un libretto e un’opera. Orsetta Baroncelli e Marco Cavietti hanno lavorato sulle tabelle. Si possono selezionare all’interno di « formattazioni » (largo, libero e inventario).

– Supervisione delle schede. Orsetta Baroncelli e Marco sono referenti per tutti i tipi di documenti (tranne partiture e libretti), Christine Jeanneret per le partiture, Barbara Nestola per i libretti, Huub Van Der Linden per le persone, Elodie Oriol per le collettività, Diana Blichmann per l’iconografia, Michela Berti per gli eventi. Per effettuare queste supervisioni, indispensabili per garantire l’omogeneità del prodotto finale, è importante utilizzare gli statuti di qualità delle schede. Discussione sull’uso dei colori indicativi della completezza dei dati delle schede e sui simboli indicanti l’avanzamento dei lavori su una scheda. Importante: i supervisori possono modificare le schede della tavola di cui sono responsabili.

– Marco Cavietti informa sull’avanzamento del thesaurus. Inserimento di termini specifici scelti dal Nuovo Soggettario messo a punto dalla Biblioteca Nazionale di Firenze, cui si vanno aggiungendo i termini che non vi compaiono.

– Novità della tavola bibliografia, che permette di creare i titoli (per esempio, delle riviste) e indicizzarli automaticamente.

– Intervento dei supervisori di 3 tavole: Elodie Oriol presenta le collettività, Huub Van Der Linden i nomi, Barbara Nestola i libretti.

 

Barbara Nestola