Gli studi musicali afferenti alla corte romana del cardinale veneziano Pietro Ottoboni considerano solo parzialmente i suoi rapporti con le Nazioni estere e trascurano in particolare la funzione ‘politica’ esercitata dalla musica. Una grande messe di documenti anche inediti, avvisi, resoconti, lettere, fonti testuali a stampa e manoscritte, repertori musicali e la loro circolazione fanno emergere la grande rete manifesta e occulta che unì il cardinale Pietro Ottoboni junior con l’Europa e gli Stati italiani tra il 1689 e il 1740, anno della sua morte. È significativo il fatto che lo stesso cardinale ricoprì a Roma in alcune occasioni incarichi diplomatici per Venezia. Il legame del cardinale con la patria si dimostrò sempre solido tanto da indurlo a introdurre a Roma musiche, libretti, strumenti musicali ed elementi teatrali vivi nella città lagunare.
Ottoboni intrattenne importanti rapporti ufficiali e ufficiosi con sovrani, ambasciatori, diplomatici e referenti delle varie Nazioni; rapporti che nel corso di un cinquantennio si modificarono sulla scorta della politica e sotto l’influsso delle diverse autorità papali. Gli spettacoli e le esecuzioni musicali di committenza ottoboniana al Palazzo della Cancelleria, al Teatro Tordinona e in altre sedi giocarono un ruolo importante nell’ambito delle relazioni politiche così come i banchetti e i ricchi doni utilizzati per instaurare e rinsaldare le alleanze con gli illustri ospiti. Le sue relazioni con famiglie nobili residenti a Roma e legate a Nazioni estere sono ancora da indagare soprattutto se considerate in rapporto alla musica.
La ricerca ha l’obiettivo di individuare le linee di forza della diffusione europea delle musiche ottoboniane e degli spostamenti di compositori, cantanti e strumentisti attivi nella corte del cardinale in una doppia prospettiva d’indagine che investe sia il ruolo svolto dalla diplomazia nella circolazione di quel repertorio che il ruolo giocato dalla musica nell’ambito dei rapporti diplomatici.